01 AlessandroMilesi - LUISA TURCHI, storica dell'arte, Giornalista

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Catalogo relativo alla cura della mostra “Alessandro Milesi (Venezia, 1856-1945). L’anima nel colore, l’eleganza nel ritratto”, a cura di Luisa Turchi, tenutasi a Palazzo Cossetti (sede Friuladria, Credit Agricole) a Pordenone, dal 10 dicembre 2010 al 28 febbraio 2011.
Scrive Angelo Balbi nel marzo del 1919, sul “Lavoro” di Genova, che “Milesi è il pittore nato per eccellenza. Senza fisime, senza sofismi, senza orpelli più o meno letterari che servono spesso a mascherare l’impotenza dell’artista. Dipingere, ecco tutto. Dipingere sempre, con forza, passione, perseveranza, con abilità maestra. Dategli della tela, dei colori, dei pennelli ed un pezzo di vero. Egli vi ricambia tutto questo con delle opere d’arte”. Pittore veneziano di origine bergamasca, consegue medaglie e riconoscimenti ad esposizioni artistiche da Venezia a Roma, Monaco, Nizza, Boston. Incomincia a dipingere dalla metà degli anni ‘70 dell’800, mettendo a frutto gli insegnamenti accademici dei maestri Molmenti e Nani, basati sull’importanza del disegno e sulla padronanza del colore. Il primo periodo è contrassegnato da scene di genere di tematica favrettiana: dai “mercati”, tranches de vie della vivace coralità veneziana alle “dichiarazioni d’amore”. Contrariamente a Favretto, che si rivolgerà verso un alleggerimento e quasi disintegrazione della materia, Milesi giungerà all’esito opposto, ovvero all’enfasi del colore steso in maniera corposa e a larghe stesure, anche se graffiato a colpi di spatola: caratteristici i suoi “sfregazzi”. Dagli anni ‘90 le sue scene di genere assumono un’intonazione sociale e melodrammatica: dalla Merenda del gondolier (1893, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna) agli Orfani del gondolier (1895 Venezia, Galleria d’Arte Moderna, Ca’ Pesaro). È la II Biennale di Venezia (1897) a segnare già il suo trionfo, con Sposalizio, Pope e il Ritratto di Alvise da Schio: Pica si chiede se “l’ingegno pittorico non sia in lui uno stupefacente istinto”, Munaro giunge a considerarlo “uno dei più forti italiani” e Ojetti gli assegna “la palma dei ritrattisti italiani”. Milesi esegue ritratti immediati e genuini, così come meditati e ricercati: per Centelli sono tutti “notevoli per forza, per intensità espressiva, per riverbero di vita interiore alla superficie della tela”. Ha infatti in sé l’innata capacità di riportare l’animus degli effigiati sulle tele, rendendo i protagonisti unici e al contempo investiti di un’aura di universalità. Dipinge regnanti, personaggi altolocati, della media borghesia e del popolo. È particolarmente nei Ritratti di Signore, avvolte nei loro pizzi leggeri, che Milesi tocca l’apice. Dal fascino sottile della gentildonna, il viso ombreggiato dalla veletta nera, intenta a leggere la gazzetta di Al Caffè (1890, Genova, R. Frugone), d’ispirazione impressionista, all’eleganza discreta della giovane di profilo de Il Ritratto di Matilde Scarpa, fino alla bellezza muliebre raffinata e composta de il Ritratto della figlia Antonietta Milesi Rossi (1921). Di rilievo anche le Conversazioni in giardino, impressioni veloci dalle tonalità accese di colloqui femminili senza tempo.
All’interno, saggi di approfondimento sulla vita, stile e produzione artistica del pittore Milesi di Luisa Turchi: Alessandro Milesi artista tra Ottocento e Novecento (pp. 8-12), L’anima nel colore, l’eleganza nel ritratto (13-14), Le Scene di genere: vita popolare e revival settecentesco (pp. 15-24), La grande ritrattistica: l’animus nei volti del tempo (pp. 25-32); Il paesaggio. Impressioni di natura dalla laguna all’entroterra (pp. 33-37), note 38-45. 19 schede di opere di Luisa Turchi.

È presente in OPAC SBN (Catalogo del Servizio Bibliotecario nazionale):
É presente nel catalogo bibliografico Trentino (CBT):

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