MOTOCICLETTA.
L’architettura della velocità
Testo: Luisa Turchi
Fotografie: Press Muve, Venezia

“La mia forza è nella leggerezza”.
Il titolo scelto per una scultura disegnata dal Centro Stile di Ducati e ispirata ad una delle Ducati più sportive, la Panigale, ben si adatta ad esprimere artisticamente il desiderio universale di una moto che coniughi estetica e dinamica, congelandone in un blocco di marmo bianco di Carrara dalle “linee filanti che contrastano con il massiccio materiale”, la potenza stessa e l’idea della leggerezza della velocità, e probabilmente sarebbe piaciuta davvero ai Futuristi del XX secolo.
Inno al design concettuale è invece la proposta di Marco Lambri, Aprilia XSV4 Concept, dalla linea appena accennata della moto che si sviluppa intorno al motore quattro cilindri da 1000 cc. che ha vinto sette titoli nel Campionato mondiale Superbike.

Queste due installazioni accompagnano idealmente l’incipit della mostra “Motocicletta. L’Architettura della velocità”, che racconta la grande storia delle due ruote attraverso una scelta di 41 moto e scooter, icone create dall’eccellenza delle industrie italiane e straniere. L’esposizione, a fianco del Padiglione d’Arte e di Architettura della Biennale, si inserisce nell’ambito dei progetti promossi dal Comune di Venezia in collaborazione con la Fondazione Musei Civici, per promuovere l’arte in terraferma. Non a caso è stato scelto come luogo della mostra Forte Marghera di Venezia Mestre, storico complesso architettonico ottocentesco “incubatore di idee e creatività” in un’area verde protetta che è stata oggetto di un importante intervento di recupero e riqualificazione strutturale ed ambientale, ora frequentata da giovani, famiglie e anziani, e spesso da artisti, musicisti e sportivi.
Gli spazi, ad ingresso libero, sono fruibili dal pubblico con un orario prolungato di apertura. Per dirle con le parole di Gabriella Belli, direttore della Fondazione Musei Civici di Venezia, “leggere, potenti, veloci, sagomate secondo i principi aerodinamici che più convengono a chi le guida, eccentriche quel tanto che l’innovazione richiede, campionesse del mondo e forti di record imbattuti su strada o su pista, colorate e briose come le vollero per le vacanze romane o disegnate così come oggi le vogliamo per traghettarci in un futuro fatto di sicurezza e di rischio zero: eccole qui le protagoniste del nostro quotidiano, diventate per qualche mese pure opere d’arte”.

La mostra nasce da un progetto condiviso inizialmente con Paolo Apice, appassionato motociclista, e proseguito poi con Marco Riccardi, grande esperto del settore, con la collaborazione di Lino Dainese, Marco Cafaggi e con il sostegno della rivista Motociclismo. Fondamentale in tal senso l’iniziativa collegata della campagna “Scontato proteggersi”, che presenta capi protettivi certificati delle migliori marche, come Alpinestars, Dainese, Gaerne, Rev’it, Sidi, TCX, Tucano Urbano, Zandonà.

Otto le sezioni, Scooter, Elettrico, Sportive, Heritage, In Africa, Le moto fondamentali, Pezzi d’autore, Ardite e raffinate.
Il giorno dell’inaugurazione, dopo la conferenza stampa, c’è il tempo per una intervista con il curatore della mostra, Marco Riccardi, persona molto gentile e disponibile, già direttore per anni della rivista “Motociclismo”, oltre che motociclista.
Apprendo con molto piacere che è anche un lettore di “Endurista”, la nostra rivista.
-Marco Riccardi, che effetto fa fare una mostra di motociclette a Venezia?
Per la verità uno strano effetto…fare una mostra di questo tipo proprio a Venezia, in una città dove non si può andare in moto, è davvero curioso. Ma è successo, anche se ovviamente il luogo più idoneo è stato Forte Marghera, in terraferma veneziana. Sono molto contento del risultato.
Nel progetto di allestimento ho potuto contare sulla grande esperienza di Daniela Ferretti insieme a Georg Malfertheiner.
-L’esposizione è suddivisa in isole o sezioni. Partiamo dai modelli storici, o più interessanti e curiosi che hai presentato…
Ho cercato di costruire un percorso vario, con pezzi davvero esclusivi.
Moto di successo e prototipi anche non realizzati ma che hanno fatto epoca.
Moto supersportive di ieri e di oggi, come i capolavori di Ducati e Aprilia dal 1995 ad oggi, moto da Gran Premio storiche come la Gilera 500 GP quattro cilindri… o la moto Guzzi 500 GP 8 cilindri del 1957, nata già nell’aprile del 1955, la più straordinaria moto da competizione di tutti i tempi.
E poi la Honda CB750, la quattro cilindri giapponese, presentata al Salone di Tokyo che nel 1968 rivoluzionò la stessa concezione di moto sportiva. Rimase in catalogo sino al maggio 1978 e fu prodotta in 553.000 esemplari.
Potrei continuare con pezzi d’autore di Philippe Starck, architetto e designer francese contemporaneo fra i più visionari, e tra l’altro motociclista pure lui: le sue creazioni ebbero forse vita breve ma diventarono moto da collezione, pensiamo all’Aprilia Motò del 1995, monocilindrica anticonvenzionale con l’impianto di scarico che si sviluppava e si nascondeva sotto il motore o il radiatore per raffreddare il motore, vero elemento di design. Suo è anche il prototipo mai realizzato ma molto divertente e originale dello scooter Lama di Aprilia, presentato al Motor Show di Bologna nel 1992, con i retrovisori dalla forma di orecchie di coniglio che ci fanno ancora sorridere.

Per quanto riguarda i pezzi storici, ci sono moto monumentali tedesche degli anni Venti, costruite rispettivamente in mille e duemila esemplari come Mars e Megola. Unico esemplare in Italia, Mars A20, dal caratteristico color bianco latte, in un mondo di moto dal colore nero, prese il nome dal Dio della Guerra, e fu progettata dall’ingegner Claus Franzenberg, con motore Maybach a due cilindri contrapposti in senso longitudinale. Megola Touren sfruttò invece la tecnica dei motori rotativi dei caccia d’aviazione della Prima Guerra mondiale e fu dotata di uno stellare a cinque cilindri, montato all’interno della ruota anteriore che girava contemporaneamente con lei. Senza frizione, cambio, ma trasmissione diretta nella ruota: ciò vuol dire che quando ci si fermava il motore si spegneva.
Merita di essere vista poi la mastodontica Bohmerland lunga tre metri, progettata dal tecnico Albin Liebisch e costruita dal 1926 al 1938 nella Repubblica Ceca. Portava tre persone ma ci fu un modello anche da quattro posti. Si trattò della moto di serie più lunga al mondo…telaio massiccio, ruote a razze fuse in alluminio dal disegno ispirato a quello delle ruote delle automobili Bugatti. Completamente stabile sulle strade diritte, era praticamente inguidabile in curva proprio a causa della sua eccessiva lunghezza!
-C’è una parte dedicata interamente al mondo dell’Enduro, che a noi interessa in particolare?
Certo che c’è… non potevano mancare le grandi enduro che hanno attraversato l’Africa per diventare le moto preferite di campioni e turisti di lungo corso. La sezione “In Africa” presenta non a caso tre grandi modelli, dalla Honda Africa Twin 650 del 1988 alla nuova Honda Africa Twin Adventure Sports del 2018, e naturalmente l’KTM Rally 450 guidata dallo spagnolo Marc Coma vincitore della Dakar per ben cinque volte.
Per guidare per lunghi tratti nel deserto occorrono moto leggere e stabili, facili da smontare per poter riparare senza troppa difficoltà i pezzi che si possono rompere durante tutta la gara. E ovviamente serbatoi capienti…
L’Africa Twin è stata ed è una delle moto più amate al mondo, ancora straordinariamente attuale. Nasce dalle esperienze della NXR trionfatrice di quattro edizioni della Parigi-Dakar dal 1986 al 1990, e possiamo dire che ha alimentato il sogno e il mito dei viaggi nel Continente Nero. Ha i colori di “guerra” delle competizioni della HRC, il prestigioso reparto corse della casa giapponese.
È una moto perfetta per affidabilità, facilità di guida, elevata capacità di carico, fattibilità nelle riparazioni.
Il motore bicilindrico è ormai ultra collaudato, come il telaio in acciaio, e soprattutto sospensioni da lunga escursione per affrontare meglio il fuoristrada.
E ora c’è l’Africa Twin Adventure Sports, l’Endurona… disegnata da Maurizio Carbonara, chief project designer del Reparto ricerche e sviluppo europeo a Roma. La CRF 1000L dal 2016 ha venduto 51.000 esemplari, 25.000 in Europa, con l’Italia primo mercato di riferimento.
- Due parole anche su il bicilindrico Honda X-ADV, “mezzo scooter e mezzo big enduro” in mostra?
L’X-ADV, che coniuga praticità e sportività, di cui qui esponiamo il bicilindrico in linea 745 cc, 55 CV del 2017, è stato progettato in Italia da Daniele Lucchesi e da Maurizio Carbonara. Motore e telaio derivano dall’Integra, innovativo veicolo giapponese. Ha un cambio automatico a doppia frizione e sei rapporti, e dal 2018 è stato sviluppato il controllo di trazione insieme a una modalità specifica di guida per le prestazioni fuoristrada.
-Per quanto riguarda il marchio Husquarna Motorcycles e BMW?
Ho esposto i modelli “Freccia Bianca” e “Freccia nera” di Husquarna del 2018. Husquarna Vitpilen 701, monocilindrico 4T, 693 cc, 75 CV, che in svedese significa “Freccia Bianca”, porta il nome delle Husqvarna scandinave degli anni Cinquanta. Il marchio, che vanta una storia di 115 anni di vita, è ora di proprietà di KTM, che si avvale del designer austriaco Kiska, sinonimo di creatività, innovazione ed essenzialità. E poi naturalmente Husquarna Svartpilen 701, la “Freccia nera”, monocilindrico 4T, 373 cc, 43,5 CV: una “Special” di alto livello, piccola, compatta e leggera, dal design raffinato, elegante e un po’ retrò, dovuto al francese Maxime Thouvenin del team di Kiska Design.
Della casa di Monaco di Baviera, BMW, ho esposto oltre a modelli attuali come la BMW R nine T Scrambler del 2018, la BMW R 5 del 1936, una vera superbike dell’epoca, un modello sportivo dotato di sospensione anteriore a forcella telescopica con regolazione manuale e un telaio in tubi d’acciaio a sezione ovale e soprattutto con il cambio a pedale invece di quello a mano, la prima volta su un motore boxer BMW.
- In mostra ci sono anche due 125 Caballero di Fantic Motor…
Ho voluto portare un esempio vicino per il look del serbatoio e semplicità del design a uno dei più famosi cinquantini da Regolarità degli anni Sessanta, la moto di chi aveva già quattordici anni nel 1969…e che ha continuato a essere popolare fra i ragazzini. La Fantic Caballero Scrambler di oggi, monocilindrico 124 cc., ha però un motore a quattro tempi, sospensioni con forcella a steli rovesciati per l’anteriore e monoammortizzatore dietro, freni a disco con ABS. C’è poi un’altra 125, la Fantic Caballero Flat Track, con motore sempre monocilindrico quattro tempi e telaio a doppia culla in tubi d’acciaio, ma con la differenza delle ruote da 19 pollici sia davanti che dietro, sella monoposto e fianchetti laterali porta numero dalla forma rettangolare.
Guidare con la moto di traverso su un circuito ovale in terra battuta, lottando con un equilibrio sempre precario: ecco l’essenza del Flat Track al quale quest’ultima 125 è ispirata.
-Hai dato spazio anche alle ultime tendenze della tecnica come le moto sportive elettriche?
Naturalmente. In mostra non mancano le moto sportive elettriche di Energica, nei prototipi Ego ed Eva, dal 2011 ad oggi, dal motore sincrono elettrico a magneti permanenti, raffreddato ad olio e batteria al Litio, che saranno utilizzate per gareggiare il prossimo anno in MotoGP. Attualmente le prestazioni per Energica Ego sono ad esempio di una potenza massima di 145 CV, velocità massima di 240 km/h.
Che cosa ne pensa delle problematiche riguardanti l’enduro e l’impatto ambientale, spesso oggetto di discussioni a non finire?
Sono stato endurista anch’io.
Ci vuole intelligenza, gentilezza nel proporsi e nel fare le cose, il rispetto dell’ambiente e di noi stessi è naturalmente alla base di tutto. Questa è la sola ricetta che conosco. La moto è prima di tutto una grande passione. Non è retorica quel che si dice, l’avere la benzina nel sangue… perché è ovvio che tutti preferirebbero viaggiare in automobile con l’aria condizionata invece di friggersi il cervello col casco in agosto, su un sentiero di montagna o al mare. Questo non l’ho detto certo io, ma lo condivido. E si va avanti!
E così saluto Riccardi e le “sue” motociclette.
Prima di uscire dall’area espositiva di Forte Marghera, non posso fare a meno di guardare con simpatia all’allegria di festa ispirata al Carnevale veneziano, con i suoi coriandoli e stelle filanti dipinte con colori acrilici e glitter, che la Vespa “Venice”, realizzata nel settembre del 2010 da Luca Moretto sul modello della Vespa 50 N del 1967, trasmette alla sola vista. Esposta già alla 54esima Biennale di Venezia, è davvero una piccola opera d’arte, su cui salirei volentieri anch’io.
È proprio vero che il Carnevale, come la Vespa, non ha stagioni.
Motocicletta.
L’Architettura della velocità
Sede:
Forte Marghera
Via Forte Marghera, 30
30173 Mestre (Venezia)
Apertura al pubblico:
9 giugno-28 ottobre 2018
Orario
Dalle 15 alle 22
Dal martedì alla domenica. Chiuso il lunedì
INGRESSO LIBERO
www.visitmuve.it
Versione cartacea:
Motocicletta.
L’Architettura della velocità
contribution di Luisa Turchi
In “Endurista”, n. 53, rivista bimestrale, Sette s.r.l., Arti Grafiche Boccia SPA, Salerno, luglio-agosto 2018, pp. 98-101.