03 Veneziamusica - LUISA TURCHI, storica dell'arte, Giornalista

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Un salotto borghese
teatro del sinfonismo wagneriano
Sull’ouverture del «Tannhäuser» di Paul Cézanne
di Luisa Turchi

A Paul Cézanne, grande pittore francese nato ad Aix en Provence, formatosi nella cerchia degli impressionisti e precursore delle avanguardie future, va il merito di aver immortalato la musica di Wagner, da lui così tanto amata, in uno dei suoi dipinti, Jeune fille au piano. L’ouverture de Tannhäuser (Mosca, GMNZI, 1869 circa), che ricorda nel nome una delle più famose opere del compositore.
In essa Tannhäuser – poeta e cantore tedesco del Duecento, nonché cavaliere errante secondo la leggenda – intona il suo canto di libertà che si tramuta in preghiera alla Vergine Maria, per trovare la forza di fuggire il Venusberg, mondo sotterraneo dell’ozio e del piacere, riuscendo così a ritornare a Wartburg dalla sua amata Elisabeth, nipote del langravio. Ma l’amore carnale della dea Venere, l’amor cortese tout court, contrapposto all’amore spirituale che nobilita l’uomo, è difficile da dimenticare e può portare alla dannazione. Sarà soltanto il sacrificio di Elisabeth, che offrirà la vita in cambio della sua redenzione, e non il pellegrinaggio a Roma, giudicato insufficiente da papa Urbano IV, a salvare Tannhäuser: l’avvenuta riconciliazione con Dio sarà allora manifesta attraverso il miracolo del bastone fiorito del cavaliere.
L’intera ouverture del dramma di Wagner sintetizza musicalmente la lotta tra corpo e spirito, attraverso corsi e ricorsi, fino al raggiungimento della stabilità beatificante[1]. In questo dipinto, tuttavia, Cézanne sceglie di non rappresentare il ritmo vorticoso della vita e dell’amore palpitante, ovvero la rievocazione del passato di Tannhäuser, bensì la triste voce del risveglio della sua coscienza interiore, segnata dalla proibizione della passione e dai rimorsi, condizione sine qua non del perdono dei suoi peccati, assieme alla morte salvifica di Elisabeth. Lo si legge già nello spirito solenne della composizione, incentrata sul binomio nero-bianco, che porta in sé le sfumature del grigio: colori spenti eppure evocativi di sensazioni intense, dell’eterno conflitto fra bene e male, peccato e salvezza attraverso il dolore. La giovane al pianoforte, vestita di bianco – il colore della luce e della purezza – nell’ombra scura degli occhi infossati, e nella mesta piega delle labbra, si fa dunque malinconica interprete del tormento di Tannhäuser. E come se ciò non bastasse, il pittore ha voluto imprimere sul volto assorto dell’altra donna che è presente nel quadro, impegnata nel lavoro di cucito ma intenta all’ascolto, la sublimazione catartica del dramma di Wagner a livello visivo. Su di lei si chiude l’ouverture, «suonata» in un salotto borghese dove non ci sono né clarinetti, corni e fagotti, e neppure violini o tromboni ma soltanto un pianoforte. Antoine Marion, amico dell’artista, che ebbe sotto gli occhi una prima versione del dipinto nell’agosto del 1866, scriveva di aver provato, nel vederlo, «l’impressione di una forza irresistibile e schiacciante»[2]. La stessa forza che oggi, come ieri, sa darci il sinfonismo wagneriano.

Versione cartacea:
Un salotto borghese, teatro del sinfonismo wagneriano.
Sull’ouverture del «Tannhäuser» di Paul Cézanne, di Luisa Turchi
In: “Venezia Musica e dintorni”, Euterpe Venezia, anno IV, n. 15, marzo-aprile 2007, rubrica “Cose di musica”, p. 59.

[1] Musica e libretto del Tannhäuser und der Sängerkrieg auf Wartburg sono di Richard Wagner (Lipsia, 22 maggio 1813-Venezia, Palazzo Vendramin Calergi, 13 febbraio 1883). L’opera, composta intorno al 1842-45, si compone di 3 Atti e fu rappresentata per la prima volta all’Hoftheater di Dresda, il 19 ottobre 1845. In Italia arrivò invece al Teatro Comunale di Bologna il 7 novembre 1872.
[2] Paul Cézanne, Correspondance, Paris, 1978, p. 149.
 
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